giovedì 29 ottobre 2015

The Walk

5 buoni motivi per cui The Walk ci mostra come a volte la realtà possa superare anche la più assurda delle fantasie:


1) perché pur essendo una storia vera, da cui nel 2008 è stato tratto anche un documentario, l'impresa del francese Philippe Petit (che nell'estate del 1974, coadiuvato da un gruppo di sognatori come lui, camminò senza protezioni per più di un'ora lungo un cavo d'acciaio steso tra le Torri Gemelle a 400 metri d'altezza) è talmente surreale da costringere lo stesso gli spettatori a restare attaccati alla sedia per non cadere dal filo della narrazione; 

2) perché Petit è stato un uomo che ha davvero avuto il coraggio di trasformare la sua vita in un inno - a dir poco iperbolico - al senso di libertà, rimanendo in equilibrio sul filo sottilissimo che separa un sogno dall'utopia;


3) perché è così ben costruito e girato da un generoso Robert Zemeckis, che a dare le vertigini non è solo la vicenda raccontata, ma anche le ascensioni verticali e le spericolate picchiate della sua macchina da presa sicuramente ispirata dalla follia del funambolo francese;

4) perché la performance di Petit è talmente anarchica da riuscire a superare non solo i divieti della legge ma anche i limiti fisici della paura. Purtroppo però, vittima a tratti di un'ambizione quasi cieca (ad esempio quando scappa dalla polizia andando avanti e indietro tra le due Torri), corre il rischio di risultare al servizio esclusivo di una bellezza praticamente fine a se stessa;

5) perché se già negli anni '70 la camminata tra le nuvole di Petit era stata un (folle) omaggio alla città di New York, oggi il film di Zemeckis si rivela per quello che vuole essere: una commovente dedica alle Torri Gemelle e in generale ai newyorchesi che, purtroppo, mai più potranno assistere a uno spettacolo del genere. 





















Voto: 2 stelline e mezzo (ovviamente nella scala del Mereghetti dove il massimo è 4)


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